Vorrei riportarvi la storia di un’infermiera in una clinica per l’aborto che ho trovato leggendo un blog americano:

“Quando ero incinta di 18 settimane mi ritrovai a dover eseguire il solito aborto ad una ragazza che come me aveva il suo feto in grembo da 18 settimane. Comincia la procedura come ho sempre fatto però con un interesse particolare, data la somiglianza d’età, di vedere le parti del feto una volta completato l’aborto. Ho cominciato, dopo un’accurata dilatazione, a rimuovere le parti del feto e quando ho visto il piedino, qualcosa di strano, mi ha afferrato. Il mio bimbo ha cominciato a scalciare per la prima volta…ho cominciato a piangere senza capire il perché. Il mio corpo rispondeva in modo autonomo bypassando il mio cervello. Quello che sentivo coinvolgeva totalmente le mie emozioni. Una risposta viscerale, contraria alla mia politica femminista e pro-choice”.

La vita richiama altra vita!

L’infermiera che alla sua maniera voleva aiutare altre donne, si è trovata in lacrime non perché qualcuno l’ha convinta ma perché il suo corpo ha risposto alla vita. L’umanità del bambino l’ha “costretta” a rigettare tutto quello in cui lei credeva e viveva.

Prendiamoci del tempo per pregare per chi lavora in questo campo avvolti in una fitta nebbia di bugie. Il nostro combattimento non è contro le persone ma contro il sistema che manipola le menti e gli animi delle persone (Efesini 6:12).

A Presto,
Antonio Morra