Matteo 27 ci rivela il “retroscena” della vita di Giuda dopo il tradimento di Gesù. L’evangelista descrive lo scenario “Allora Giuda…vedendo che Gesù era stato condannato si pentì” (v. 3).
L’Iscariota era colmo di rimorso.
Giuda voleva ravvedersi per aver sparso sangue innocente. La risposta dei capi sacerdoti e degli anziani è al quanto sconcertante: “Che c’importa? Pensaci tu”, in altre parole, (come traduce la New International Version) è una tua responsabilità.
Alcuni versi dopo, quando Pilato non riesce a convincere la folla a rilasciare Gesù, dopo aversi lavato le mani proclama: “Io sono innocente di questo sangue; pensateci voi”.
Tutti cercavano di sfuggire dalla responsabilità di aver sparso sangue innocente (il sangue del figlio di Dio).
La domanda quindi nasce spontanea: “Di chi è la responsabilità per lo spargimento di sangue innocente di migliaia di bambini che sono stati abortiti legalmente e illegalmente in Italia?”. Il governo? I dottori? I media? Le coppiette? La chiesa? La risposta è semplicemente una: “SI”.
TUTTI COME PILATO
Cosi come i capi sacerdoti e Pilato, tutti vogliono lavarsi le mani dal sangue versato. E’ facile puntare il dito facendo cadere la responsabilità lontana da noi. La verità è che le nostre mani sono bagnate di sangue.
Che cosa faremo? Come risponderemo?
La maggior parte delle persone sono consapevoli che l’aborto è “un male” ma non fanno altre che esprimere solo la loro opinione.
Come Cristiani dovremmo caricarci del peccato della nostra nazione, applicando il sangue di Gesù a questa generazione attraverso la preghiera.
TUTTI COME DANIELE
Come Daniele abbiamo il compito di intercedere per la nostra nazione: “Abbiamo peccato e abbiamo agito perversamente, siamo stati malvagi e ci siamo ribellati, allontanandoci dai tuoi comandamenti e dai tuoi decreti. Non abbiamo ascoltato i profeti, tuoi servi, che hanno parlato nel tuo nome ai nostri re, ai nostri capi, ai nostri padri e a tutto il popolo del paese.
O mio DIO, porgi il tuo orecchio e ascolta; apri i tuoi occhi e guarda le nostre desolazioni e la città sulla quale è invocato il tuo nome, perché noi non presentiamo le nostre suppliche davanti a te per le nostre opere giuste, ma per le tue grandi compassioni.
O Signore, ascolta; Signore, perdona; Signore, presta attenzione e opera. Non indugiare, per amor di te stesso, o mio DIO, perché il tuo nome è invocato sulla tua città e sul tuo popolo”. (Daniele 9)
Ti assumerai la tua responsabilità?
A presto,
Antonio Morra